IL CASO PENCE 1979 “LE NOSTRE TRE REGOLE PER CAMBIARE IL PASSO”
Rassegna stampa
Tiburzi e la strategia per riposizionare il brand
Riscrivere il futuro.
È l’intenzione di Marco Tiburzi, nominato lo scorso anno amministratore delegato di Pence 1979.
Il brand, fondato al tramonto degli Anni Settanta ed entrato nella scuderia di Ipo Fashion & Design nel 2021, è infatti pronto a tracciare la via per la rinascita, inaugurando un nuovo capitolo della sua storia. «Siamo nati – racconta l’ad – nel triangolo d’oro del denim (Padova Venezia- Treviso): una zona ricca di corsi d’acqua nella quale alcuni imprenditori perspicaci ebbero la genialità di creare un network di micro strutture produttive per riuscire a soddisfare la domanda in crescita di jeans, ai tempi della campagna di riconquista degli Alleati, dopo la Seconda guerra mondiale. In questo senso, Pence 1979 (il nome deriva da un gioco di parole tra la monetina inglese e le cuciture dei pantaloni) è stato tra i primi marchi a intuire la fame di denim che stava travolgendo il Paese, in quel preciso momento storico».
Dopo una brillante partenza, tuttavia, il brand si incaglia in una fase di sedimentazione e il conseguente raffreddamento della parte creativa lo fa diventare poco ricettivo ai cambiamenti del mercato. «L’obiettivo – osserva Tiburzi – è mantenere intatto il dna del brand, collocandolo però all’interno di uno scenario diverso che possa apprezzare, pienamente, la sua raffinata qualità. Per questa ragione, il primo passo per il rinnovamento è stato uscire dalla logica autoreferenziale del monoprodotto, ovvero il pantalone, per passare a una proposta di collezioni in grado di raccontare uno stile».
Altrettanto importante, il riposizionamento del brand che ha fatto il suo ingresso nel mondo del lusso (dai corner pop up in Rinascente all’apertura di uno showroom nella frizzante via Forcella a Milano) e ora si prepara a tornare a Pitti, in una posizione altamente strategica. «Entrambi – spiega l’ad – sono palcoscenici che consentono un contatto e una visibilità molto ampi, in primis internazionale. Ma anche lo sfondo perfetto per consentire al brand di esprimere completamente la sua personalità, in un momento in cui, dopo l’ubriacatura del digitale, si assiste a un ritorno dell’offline e alla riconsiderazione dell’esperienza d’acquisto.»
Non mancano i piani di espansione per il futuro: «Il sogno – conclude Tiburzi – è aprire il primo monomarca nel 2025, ovviamente a Milano: la città italiana in cui le cose accadono.»
Carlotta Clerici
Sabato 18 Maggio 2024 – Corriere della Sera
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